sabato 27 Luglio 2024
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Rignano Flaminio riparte da cibo e identità

La Fiera dell’8 settembre di Rignano Flaminio è l’erede di quella storica – “delle merci e del bestiame” – che si svolgeva ai tempi dell’economia agricola e che, con il passare del tempo e il mutare delle esigenze, aveva perso la propria identità. Dal 2011 l’Amministrazione comunale ha deciso di ricostruire lo sviluppo economico del paese attorno al grande tema della sostenibilità ambientale, partendo proprio dalla fiera per riqualificarla come vetrina di produzioni tipiche, dell’artigianato e dell’agricoltura.

Appuntamento annuale, l’8 settembre

Partecipare all’evento significa prendere parte ad un percorso di ricostruzione dei legami e delle relazioni tra il paese e la propria identità produttiva. Con il nuovo nome, “8 settembre – produzioni & identità“, si è inteso rimarcare la visione: le produzioni di eccellenza diventano ambasciatrici del luogo e delle sue caratteristiche storiche, culturali, tradizionali e socioeconomiche. La parola d’ordine è tipicità.

Il momento espositivo, che trova protagoniste le imprese locali, è affiancato anche da attività formative e informative: nell’arco della giornata si svolgono convegni sui grandi temi dello sviluppo e anche seminari professionali, sintesi di un percorso di qualificazione costante, che si svolge nel corso dell’anno.

Rignano Flaminio - Fiera 8 settembre

Rignano Flaminio è all’ottava manifestazione di produzioni e identità, una mostra di artigianato, produzione agricola, sagre con i sapori della terra, mostre d’arte con il filo conduttore di Madre Natura che – con i suoi frutti e i suoi tesori da scoprire e valorizzare – offre motivi di attrazione per residenti e visitatori.

La qualità è un percorso (anche fluviale)

Già nel 2017 fu presentato un gruppo di “ambasciatori del territorio” che sottoscrisse un protocollo d’intesa per la promozione e lo sviluppo di un sistema culturale e turistico integrato tra i Comuni ricadenti nell’asse Flaminia, Cassia e Tiberina, con numerosi soggetti pubblici e privati.

Nel 2020, con il riconoscimento di Regione Lazio che aveva pubblicato un avviso pubblico finalizzato alla creazione di DMO (Destination Management Organisation) con specifiche connotazioni territoriali, nasceva Tiberland: un programma di azioni combinate di valorizzazione che coinvolge non solo la Capitale ma anche l’area della Città Metropolitana, con l’obiettivo di ridare centralità e importanza al fiume Tevere, attraverso una pianificazione condivisa.

Nel progetto, le Amministrazioni di Roma, dei Comuni e degli enti dell’area, sono al fianco delle associazioni culturali e sportive, delle guide turistiche e ambientali.  Fanno parte della rete anche gli operatori della ricettività all’aria aperta e dei servizi per la mobilità, tutti uniti per realizzare un grande sogno: il Tevere come destinazione identitaria di storia e cultura millenarie che rivivono in chiave contemporanea, attiva e green.
Con l’impegno e la professionalità dei tanti attori coinvolti, si è costruito un nuovo prodotto integrato – culturale, turistico e naturalistico – che attraverso il fiume, unisce città, borghi, sentieri e antiche vie, monumenti e riserve naturali.

La rete e il programma sono in continua crescita, e tante sono le opportunità per residenti e visitatori. L’offerta è all’insegna della vera sostenibilità, ambientale e sociale: passeggiate, visite guidate, escursioni in bicicletta o a cavallo e tante attività sportive, acquatiche e non: esperienze uniche, facili da prenotare e da condividere in gruppo, con amici o in famiglia.

Il bunker Soratte: una montagna di storia

Le gallerie del monte Soratte sono delle gallerie/bunker scavate all’interno del monte Soratte, nel territorio del Comune di Sant’Oreste, situato anch’esso nella Città metropolitana di Roma.

La nascita di queste gallerie risale agli anni Trenta del Novecento, quando Mussolini decise di trovare un luogo non troppo lontano da Roma (da cui dista soltanto 44 chilometri) da utilizzare come rifugio antiaereo per le più alte cariche del Regime fascista e del Regio Esercito in particolare. Inizialmente queste gallerie dovevano sembrare delle fabbriche per armi della Breda e ufficiosamente venivano denominate le “Officine Protette del Duce“.

I lavori di scavo realizzarono un sistema di gallerie della lunghezza totale di oltre 4 chilometri, che da qualche anno sono divenuti destinazione di un turismo culturale e insieme outdoor capace di attrarre oltre 20.000 visitatori l’anno.
Il sito è reso fruibile (su prenotazione) grazie al gruppo volontario che ha fondato nel 2010 l’associazione Bunker Soratte.

La magia del monte Soratte (e dei dintorni)

In cima al monte Soratte, alto 691 metri, sorge l’antica abbazia di San Silvestro con antichi affreschi e rilievi marmorei, dal quale si può godere di un panorama straordinario sul paesaggio della Sabina e dell’alto Lazio. Ma non solo: sono presenti percorsi trekking – tra cui il percorso delle carbonare e delle calcare – che raggiungono le grotte carsiche di Santa Lucia, i “meri” e la grotta azzurra, ma anche il Santuario di Santa Maria delle Grazie (656 m slm), Sant’Antonio, Santa Lucia (638 m slm), San Sebastiano e Santa Romana. Presente anche una antica roccaforte romana detta “casaccia dei ladri” (598 m).
Si possono svolgere diverse altre attività sportive, tra cui il volo libero (parapendio e deltaplano), l’arrampicata libera (free climbing), il trail (corsa podistica), la mountain bike e la speleologia.

Visitando la Riserva naturale del Monte Soratte si potrà ammirare la vegetazione tipica mediterranea (carpino nero, acero, leccio, cerro, terebinto), molte piante officinali e varie fioriture spontanee (euforbia cespugliosa, zafferanastro giallo, iperico, vedovella selvatica). La fauna presente è rappresentata tra i volatili dalla ghiandaia, tortora, cuculo, fringuello, cinciallegra, falchi, e tra i mammiferi dalla faina, tasso, donnola, istrice, riccio e volpe.

L’ospitalità va organizzandosi in modalità diffusa, grazie al lavoro appassionato di Soratte Gestur.

La proposta artistica di Rino Piroscia che sfida il conflitto generazionale

Quaranta opere d’arte, venti in forma fisica e venti in digitale, a cui invitare a lavorare per sei settimane giovani della generazione Alpha e Zeta insieme ai baby-boomer «per eliminare il rancore generazionale che le nuove tecnologie stanno alimentando».
Questo l’obiettivo dell’attività culturale proposta da Rino Piroscia, direttore artistico e ideatore del Digital Green-Wall Festival.

«Abbiamo detto sì al digital e all’arte affinché – assicura Piroscia – lavorando a stretto contatto, piano piano si superino contrasti e pregiudizi tra le generazioni» nel presentare il progetto che prevede 6 tappe artistiche in altrettante piazze di Sant’Oreste, allestite con arti varie (musica, pittura, scultura, fotografia e architettura, da sviluppare in gruppo, con modalità sia fisiche che virtuali).

Il Festival inizierà il 6 luglio e proseguirà fino al weekend dell’11-13 ottobre 2024.

Piroscia spiega: «Vogliamo favorire la socializzazione ma anche far vivere al visitatore fuoriporta il territorio, consentendo di dare a sua volta qualcosa al territorio». Residenti e turisti – assieme, in ottica intergenerazionale – sono tutti invitati a questi fine settimana artistici.

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